Bifidobacterium longum W11:
tutti i vantaggi del suo utilizzo

Il Bifidobacterium longum W11 è stato ampiamente studiato e documentato per alcune sue caratteristiche peculiari ma anche per le ottime proprietà probiotiche. Il W11, infatti, ha dimostrato di resistere a pH acido e bile e di avere ottime capacità di adesione alla mucosa intestinale e di colonizzazione.

Sicuramente, però, la caratteristica più significativa ed eccezionale è la sua resistenza alla rifaximina. La resistenza del W11 è stata investigata ed è risultata intrinseca e non trasferibile, quindi sicura secondo le linee guida EFSA. Gli studi sul W11 sono numerosi e hanno coinvolto un numero molto elevato di pazienti.

Una recente review italiana Bifidobacterium longum W11: uniqueness and individual or combined clinical use in association with rifaximin” ha illustrato i risultati più rilevanti degli studi clinici condotti sul ceppo probiotico B. longum W11.

Il ruolo del W11 nella stipsi

L’efficace colonizzazione intestinale da parte del B. longum W11 è dimostrata dal miglioramento dei sintomi della stipsi, sia quando sono correlati alla diagnosi di IBS-C, che in contesti diversi.

Infatti, in uno studio condotto su 636 pazienti con IBS-C, l’assunzione di W11 ha determinato aumento della motilità intestinale del 25% e aumento significativo del numero di evacuazioni intestinali; il beneficio è mantenuto anche dopo l’interruzione del trattamento.

Questi risultati sono stati confermati da un successivo studio clinico su 129 pazienti con IBS-C, nei quali è stata osservata una riduzione del 40% dei segni e dei sintomi dell’IBS, in particolare dolore addominale e gonfiore. Il ruolo anti-stipsi del W11 è emerso anche in uno studio su 300 donne, nelle quali la dieta ipocalorica aveva causato un rallentamento della motilità gastrica.

La supplementazione con W11 in queste donne ha prodotto un miglioramento statisticamente significativo del numero di evacuazioni in circa il 30% delle donne.

Uno studio sul microbiota intestinale ha dimostrato che la presenza del ceppo W11 è in grado di ridurre i Clostridiales, aumentati in caso di costipazione; questo meccanismo potrebbe essere alla base dell’attività anti-stipsi del W11.

L’unicità del W11: la resistenza alla rifaximina

Rispetto alla sua intrinseca resistenza alla rifaximina, un recente trial clinico ha dimostrato che la co-somministrazione di B. longum W11 e rifaximina, in pazienti con malattia diverticolare sintomatica non complicata (SUDD), è in grado di apportare un miglioramento significativo dello score sintomatologico e di triplicare la percentuale di pazienti con feci normali, rispetto ai soggetti trattati con rifaximina e solo successivamente con W11.

La spiegazione di questi dati potrebbe risiedere nel fatto che la rifaximina, per quanto considerata un antibiotico “eubiotico”, causi una modifica del microbiota intestinale, con riduzione anche di quei ceppi batterici considerati “buoni”; quindi, la concomitante assunzione del W11, in grado di colonizzare anche in presenza di rifaximina, consentirebbe un’occupazione precoce delle nicchie biologiche liberate dall’antibiotico, con il conseguente beneficio clinico osservato.

Per questi motivi, la contemporanea somministrazione di W11 ogni volta sia richiesta l’assunzione di rifaximina, come nella SIBO, nella SUDD, nell’enterocolite infettiva e nell’iperammoniemia, offrirebbe l’opportunità di ottenere migliori risultati clinici, limitando i possibili danni al consorzio batterico intestinale, indotti dalla rifaximina stessa.

Rispetto all’iperammoniemia, o meglio nel contesto dell’encefalopatia epatica minima (MHE), dove l’aumento dell’ammoniemia è legato allo sviluppo della patologia, il W11 ha dimostrato una certa attività in uno studio clinico, senza l’utilizzo di rifaximina. Nello studio l’assunzione di W11 ha prodotto una riduzione del 54% dei livelli di ammoniaca nel sangue, dopo 90 giorni di trattamento.

Considerando le caratteristiche di sicurezza e di attività del W11, il ceppo potrebbe essere considerato un nuovo approccio terapeutico a cui ricorrere ogni qual volta si renda necessaria l’assunzione di rifaximina, allo scopo di mitigare gli effetti negativi dell’antibiotico anche sulla componente “sana” del microbiota intestinale, migliorando i risultati clinici in tutti i contesti in cui è richiesto l’uso di rifaximina, o nei casi di stipsi.

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