Lactobacilli a tavola: il ruolo della nutrizione nella salute vaginale

Negli ultimi anni è emerso con sempre maggiore chiarezza come l’alimentazione giochi un ruolo chiave non solo nel modulare il microbiota intestinale, ma anche quello vaginale, con effetti diretti sulla salute riproduttiva e sul benessere generale della donna. Un microbiota vaginale dominato da Lactobacillus spp. è considerato indice di eubiosi e protezione, mentre la riduzione di queste specie favorisce disbiosi e aumento della suscettibilità a infezioni e infiammazioni locali.

Lo studio italiano pubblicato quest’anno da Djusse et al., Dietary habits and vaginal environment: can a beneficial impact be expected?, rappresenta una tappa significativa nel delineare come specifici pattern dietetici possano contribuire al mantenimento o, al contrario, alla compromissione di questo equilibrio, aprendo prospettive concrete di intervento nutrizionale nella salute ginecologica.

Lo studio e i risultati

La ricerca ha coinvolto 113 donne sane in età fertile, analizzando le loro abitudini alimentari, tramite un questionario semi-quantitativo sulla frequenza alimentare sviluppato dall’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC), insieme alla composizione microbica e metabolica del fluido vaginale, valutata con spettroscopia NMR e sequenziamento metagenomico.

I risultati mostrano con chiarezza che la qualità della dieta è un determinante diretto della composizione del microbiota vaginale: un’elevata assunzione di proteine animali e alcol è risultata correlata a una riduzione dei lattobacilli e a una maggiore presenza di batteri opportunisti (Gardnerella β=+2.70, p=0.033; Ureaplasma β=+1.57, p=0.043).

Al contrario, l’apporto di acido α-linolenico (ALA) da semi di lino, noci e oli vegetali si associa a un aumento di Lactobacillus crispatus e a un profilo metabolico più antiossidante e stabile (β=–5.32, p=0.007).

Inoltre, carboidrati complessi e fibre mostrano un effetto prebiotico, correlando negativamente con Gardnerella spp. e sostenendo la crescita di lattobacilli produttori di acido lattico.

Si rafforza così l’ipotesi di un asse intestino-vagina mediato dai metaboliti della fermentazione delle fibre e dagli acidi grassi a catena corta.

Nel complesso, il lavoro suggerisce che un modello alimentare equilibrato, prevalentemente vegetale e ricco di grassi insaturi e fibre, promuove un microbiota vaginale più stabile e protettivo, mentre diete iperproteiche e alcoliche lo compromettono.

Implicazioni pratiche e prospettive

Questi risultati rafforzano l’importanza di un approccio integrato alla salute femminile. Promuovere una dieta di tipo mediterraneo, con abbondanza di verdura, legumi, frutta secca e fonti vegetali di omega-3, può contribuire a prevenire squilibri vaginali ricorrenti e migliorare il benessere ginecologico complessivo.

In situazioni di disbiosi, o dopo terapia antibiotica, la strategia nutrizionale può essere completata da probiotici specifici (contenenti L. crispatus,), capaci di favorire il ripristino di un corretto ecosistema vaginale e del pH fisiologico. L’integrazione di dieta e probiotici apre la strada a un nuovo paradigma di prevenzione e trattamento, in cui la nutrizione rappresenta uno strumento essenziale per sostenere la salute intima della donna in modo naturale, sostenibile e personalizzato.

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