Bifidobacterium bifidum: la significativa riduzione causata dalla terapia antibiotica

L’evoluzione del microbiota intestinale infantile risulta fondamentale per lo sviluppo immunitario dell’ospite. Per questo motivo l’esposizione precoce agli antibiotici potrebbe influire sullo sviluppo del microbiota e sul successivo stato di salute del neonato.

Lo studio, Antibiotic exposure is associated with minimal gut microbiome perturbations in healthy term infants, indaga in una coorte di 323 bambini sani, nati a termine, l’associazione tra l’esposizione agli antibiotici e la composizione del microbiota intestinale, attraverso il sequenziamento metagenomico.

I risultati dello studio

I campioni di feci sono stati raccolti all’età di 4, 12 e 24 mesi, sia per i partecipanti esposti agli antibiotici (n = 170) che per quelli non esposti (n = 153).

L’esposizione agli antibiotici ha evidenziato come la differenza più significativa della composizione del microbiota nelle prime 2 settimane dall’inizio dell’assunzione di antibiotici, riguardi principalmente una diminuzione della specie Bifidobacterium bifidum. Inoltre, la maggior parte dei bambini trattati con amoxicillina, al termine dello studio, a 12 mesi, presentavano livelli più bassi di B. bifidum.

L’amoxicillina, antibiotico beta-lattamico a spettro ristretto usato frequentemente per trattare le comuni infezioni infantili, è risultato il più prescritto nella coorte di bambini arruolati.

Tutti gli studi precedenti che specificatamente hanno esaminato l’associazione dell’amoxicillina con il microbiota nei neonati hanno osservato una diminuzione dell’abbondanza relativa di Bifidobacterium.

I risultati dello studio sono quindi coerenti con l’individuazione di un calo del genere Bifidobacterium e, in particolare, dei B. bifidum, come specie che diminuisce maggiormente in seguito all’uso di amoxicillina.

Le caratteristiche eubiotiche di specie e ceppo del Bifidobacterium bifidum PRL2010

Lo studio Bifidobacterium bifidum: A Key Member of the Early Human Gut Microbiota riporta che il genere Bifidobacterium, appartenente al phylum Actinobacteria, è attualmente composto da 80 (sotto)specie, alcune di queste appartenenti al tratto gastrointestinale di esseri umani.

Tra queste, le specie B. bifidum, B. breve e B. longum subsp. infantis, sono le più abbondanti nell’intestino di neonati nati da parto vaginale ed allattati al seno. In particolare, è stato dimostrato che B. bifidum è una specie particolarmente importante per lo sviluppo del microbiota e dell’immunità dell’infante.

In primo luogo, infatti, la specie B. bifidum esprime geni che codificano per gli enzimi extracellulari in grado di metabolizzare i glicani della mucina e gli oligosaccaridi del latte materno.

In questo contesto, si è osservato che i membri della specie B. bifidum sono in grado di esercitare un effetto sintrofico cooperativo a beneficio di altri elementi del microbiota intestinale, in particolare per quanto riguarda altri membri delle comunità bifidobatteriche (sane) associate ai neonati.

Studi in vitro hanno infatti evidenziato il metabolismo mutualistico di questi carboidrati complessi da parte del ceppo B. bifidum PRL2010. Inoltre, è interessante notare che il metabolismo della mucina svolto dai B. bifidum potrebbe attivare una maggiore produzione di mucina, aumentando così la profondità dello strato di muco che avvolge la mucosa e, di conseguenza, rafforzando la funzione di barriera epiteliale.

Infine, il B. bifidum PRL2010 esprime pili sortasi-dipendente con attività immunomodulatoria.

Conclusioni

Tali evidenze suggeriscono quindi la supplementazione probiotica di un ceppo di B. bifidum dopo il trattamento antibiotico al fine di ripristinare la quota eubiotica di questa specie bifiobatterica così importante per lo sviluppo del microbiota e dell’immunità dell’infante.

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