L. crispatus: la centralità della sua dominanza confermata da un recente caso clinico

Il microbiota vaginale sano è generalmente caratterizzato da bassa biodiversità ed è dominato da lattobacilli.

Tra tutti i lattobacilli, quello che ha dato maggiori prove di protezione è il L. crispatus. Riguardo a questo ceppo, più recentemente, sono stati raccolti i dati che ne supportano la sua centralità anche nel prevenire le complicazioni di carattere ostetrico-ginecologico.

Un recentissimo lavoro, pubblicato su The Lancet “Antibiotic-free vaginal microbiota transplant with donor engraftment, dysbiosis resolution and live birth after recurrent pregnancy loss: a proof of concept case study” descrive il caso di una donna sottoposta a trapianto di microbiota vaginale.

Il particolare caso clinico

La paziente di 30 anni, protagonista di questo “proof of concept case study”, è stata trattata in via compassionevole con trapianto di microbiota vaginale, perché soggetta ad aborti ripetuti.

Questa paziente aveva avuto solo una gravidanza portata a termine con successo e successivamente a questa tutte le altre avevano portato alla perdita del feto.

Durante tutte le gravidanze la donna aveva lamentato fastidio e perdite vaginali importanti. Quindi sottoposta a tampone, era risultata un’alta prevalenza di Gardnerella.

Questi ed altri esami hanno suggerito la possibilità di migliorare l’esito della gravidanza attraverso un’azione sul microbiota vaginale.

Tutto ciò ha condotto all’utilizzo del trapianto di microbiota vaginale, ovvero è stata trapiantata la secrezione cervico-vaginale di una donatrice sana, accuratamente selezionata per avere una predominanza stabile di L. crispatus. Il trapianto di microbiota vaginale è stato effettuato, per la prima volta, senza il pretrattamento con antibiotici.

Un lavoro del 2019 aveva testato l’efficacia del trapianto di microbiota vaginale su 5 donne con vaginosi batterica ricorrente, ma soltanto in seguito a trattamento con antibiotici.

Qual è stato il risultato del trapianto di microbiota vaginale?

Cinque mesi dopo il trapianto di microbiota vaginale, la paziente è risultata in gravidanza; la gravidanza, questa volta, è stata portata a termine con esito positivo, nei tempi previsti e senza complicazioni.

Le analisi del microbiota vaginale, eseguite successivamente al trapianto, hanno dimostrato la conversione del microbiota vaginale verso una dominanza L. crispatus (81%). Inoltre, l’analisi genomica ha dimostrato la derivazione del microbiota della paziente proprio da quello della donatrice; analisi successive hanno dimostrato che il microbiota vaginale della paziente, con le caratteristiche appena descritte, è rimasto invariato a più di un anno di distanza.

La paziente, durante tutto il periodo di osservazione, non ha lamentato i fastidi vaginali di cui aveva sofferto durante le precedenti gravidanze.

Il caso clinico descritto mette in evidenza, per la prima volta, la possibilità di utilizzare efficacemente un trapianto di microbiota vaginale, senza ricorrere al pretrattamento antibiotico.

La scelta del donatore giusto ha fatto sì che la paziente ricevesse un solo trapianto di microbiota vaginale, e non trapianti multipli, com’era successo in passato. L’altro aspetto importante evidenziato da questi risultati è la centralità di una dominanza L. crispatus; quindi, è possibile dedurre che gli strumenti che consentono di convertire un microbiota povero di L. crispatus ad un microbiota dominato da questa specie, meritano di essere sfruttati per ottenere un certo miglioramento della vaginosi batterica e delle sue conseguenze.

Infatti, il trapianto di microbiota vaginale non rientra nella normale pratica clinica per una serie di ostacoli, anche di carattere regolatorio; al contrario, la semplice assunzione orale di L. crispatus, e nello specifico del ceppo M247, ha dimostrato di poter colonizzare efficacemente l’ambiente vaginale e apportare notevoli benefici alla salute ginecologica.

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