B. breve PRL2020: unico probiotico resistente all’Amoxicillina e Amoxicillina/Ac. clavulanico

L’impiego dell’antibiotico-terapia, riconosciuta globalmente come uno dei maggiori successi scientifici del XX° secolo, determina tuttavia una serie di effetti collaterali di diverse entità, a medio e a lungo termine.

Gli effetti indesiderati del trattamento antibiotico sono per lo più riconducibili alle perturbazioni del microbiota intestinale che questo comporta.

Il recente studio, pubblicato su Frontiers in Microbiology, Microbiota-dependent influence of prebiotics on the resilience of infant gut microbiota to amoxicillin/clavulanate perturbation in an vitro colon model, indaga le possibili alterazioni del microbiota intestinale indotte dall’amoxicillina e amoxicillina/clavulanato (AMC) ed ipotizza alcune soluzioni per prevenire o ridurre tali variazioni.

Le perturbazioni del microbiota intestinale

L’amoxicillina, da sola o in associazione all’acido clavulanico, è un antibiotico largamente prescritto sia per adulti che per bambini. L’esposizione a tale terapia antibiotica determina una perturbazione del microbiota intestinale che solo in parte viene ripristinata.

Lo studio condotto in vitro su microbiota fecale, riporta come il trattamento con l’amoxicillina/clavulanato determini:

  • una riduzione della biodiversità intestinale
  • un aumento di Gram negativi pro infiammatori
  • una riduzione della quota di acidi grassi a corta catena (SCFA).

Inoltre, lo studio evidenzia come un singolo ciclo di amoxicillina (5-8 giorni), causi un’alterazione del microbiota intestinale che perdura fino a 6 mesi, caratterizzata da un’abbondanza di clostridia e una carenza di bifidobatteri.

Quando il prebiotico non è sufficiente

Lo studio prende in considerazione una delle poche opportunità terapeutiche per limitare la perturbazione indotta dall’antibiotico, ovvero la co-somministrazione di prebiotici.

Tale co-somministrazione, però, apporta un moderato beneficio al microbiota intestinale solo se in presenza di bifidobatteri, ovvero la specie batterica che più risulta sensibile all’azione battericida dell’amoxicillina. Per queste motivazioni è necessario l’impiego di nuove strategie terapeutiche per prevenire la disbiosi da antibiotico.

La miglior difesa contro la disbiosi indotta dall’amoxicillina

L’unica soluzione attualmente in commercio è Brevicillin®, Bifidobacterium breve PRL2020, bifidobatterio che ha dimostrato possedere la maggior resistenza intrinseca, ovvero non trasferibile, nei confronti dell’amoxicillina (MIC= 64µg/ml) e dell’AMC (MIC= 32µg/ml).

La resistenza del Brevicillin® ne permette la contemporanea somministrazione con l’amoxicillina e con l’AMC in modo tale da occupare tempestivamente le nicchie ecologiche liberate dall’antibiotico e ripristinare la quota bifidobatterica e l’eubiosi intestinale.

brevicillin