
La promessa mantenuta del ceppo probiotico Enterococcus faecium L3: alleato sicuro, non minaccia clinica
L’ Enterococcus faecium, noto commensale dell’intestino umano, rappresenta un chiaro esempio di specie batterica con “identità dualistica”, caratterizzata da potenzialità probiotiche, ma anche da possibili serie implicazioni cliniche: l’eventuale presenza di geni di virulenza consente tuttavia di identificare ceppi potenzialmente patogeni, tutelando così i consumatori.
Gli Enterococcus vantano una lunga storia di utilizzo in alimenti fermentati ma anche come probiotici clinicamente efficaci, sia in ambito umano che veterinario, grazie a una serie di proprietà funzionali e adattative mostrate da determinati ceppi.
Caratteristiche funzionali dei ceppi probiotici di E. faecium
La recente review pubblicata su Frontiers in Microbiology The Genus Enterococcus: Between Probiotic Potential and Safety Concerns—An Update fornisce un approfondimento accurato sul ruolo di vari ceppi probiotici di E. faecium nella salute umana, ovvero:
- elevata tolleranza a condizioni gastrointestinali ostili, che li rende idonei a sopravvivere durante il transito gastrointestinale e raggiungere il colon;
- elevata adesione alle cellule epiteliali intestinali, prerequisito fondamentale per la colonizzazione temporanea e per l’interazione con l’ospite, che favorisce la competizione con i patogeni per riduzione di adesione e proliferazione;
- produzione di enterocine, peptidi antimicrobici attivi contro un ampio spettro di batteri patogeni, tra cui Listeria monocytogenes, Staphylococcus aureus, Clostridium perfringens;
- capacità di modulare la risposta immunitaria in soggetti con patologie gastrointestinali o disbiosi, tramite attivazione di cellule dendritiche e macrofagiche, up-regolazione di IL-10, comportando riduzione dell’infiammazione intestinale;
- modulazione del microbiota intestinale tramite aumento della biodiversità e della crescita di batteri benefici come Bifidobacterium, riducendo contestualmente la carica di determinati patogeni enterici (es. Escherichia coli, Salmonella spp.).
Pertanto, gli autori concludono rimarcando come i ceppi non patogeni di E. faecium, ovvero privi di geni di resistenza e virulenza, possano certamente offrire numerosi vantaggi probiotici; tra i vari ceppi, l’E. faecium L3 ha dimostrato di contribuire attivamente alla salute dell’ospite.
E. faecium L3: ceppo probiotico mirato e sicuro
La comprensione dei probiotici si sta evolvendo verso l’importanza di usarli come strumenti di precisione nella modulazione del microbiota.
Il recente studio Enterococcus as probiotics: what is the advantage? si pone l’obiettivo di documentare come l’L3 rappresenti una nuova promettente frontiera proprio nella terapia probiotica di precisione, ricordando la sicurezza di ceppo e i benefici clinicamente validati.
I dati presentati mostrano come il ceppo L3 possieda un set unico di strumenti genetici per uccidere selettivamente i patogeni nell’ospite, e fornire poi a quest’ultimo metaboliti e vitamine essenziali.
L’attività antimicrobica di L3 è dovuta a diversi fattori, tra cui la capacità di produrre:
- metaboliti antimicrobici inibenti la crescita di batteri e virus sensibili all’acido;
- enzimi che impoveriscono altri batteri di metaboliti essenziali;
- prodotti antimicrobici specifici come le enterocine.
Va sottolineato che il ceppo L3, dal genoma completamente sequenziato, risulta privo di fattori di virulenza, di resistenza antibiotica, e di tossine e ammine biogene che solitamente rappresentano i principali ostacoli all’uso dei ceppi di faecium come terapie probiotiche.
